Poche settimane dopo il tragicomico THATS LIFE, e in attesa del recente BLIND DATE, gli imponderabili della distribuzione ci propongono un inedito di un paio d'anni fa dell'autore della PANTERA ROSA. Il tutto per assicurarci, nel caso ce ne fosse bisogno, che di ultra sessantenni di tale prolificità e felicità il cinema americani non abbondi ormai più.
I titoli dei film talvolta dicono di più delle storie. Qui la "storia" conta poco: una coppia di sicari, ovviamente svitati, che insegue una coppia di falliti, ovviamente simpatici, per una faccenda di cavalli drogati. Ma il titolo, che forse andrebbe tradotto in bel casino, meglio spiega e giustifica il film: l'interesse di A FINE MESS è tutto nel modo che impiega il suo autore a mettere ordine - ad organizzare - il disordine. O, se preferite, a dar peso alla scarsa importanza di un soggetto sfruttato e prevedibile. Il cinema comico non dovrebbe esser fatto di battute volgari o di situazioni sciocche: ma - come c'insegna la tradizione dello slapstick e del burlesco (dalle torte in faccia a Lubitsch, insomma) - di una costruzione estetica. Anche un film minore di Edwards (com'è forse questo) è sempre una straordinaria lezione a proposito. Come nel disegno animato è l'esattezza, la puntualità spaziale e temporale a dettare non solo l'effetto comico, ma la grazia dell'opera. L'armonia di tutta una costruzione è dettata da una somma di elementi (gli attori, gli avvenimenti, la musica e via dicendo), che si organizzano sullo schermo fino a comporre una sorta di balletto astratto.
Una Cadillac alla quale vengono strappate le portiere non è una gag particolarmente inedita: ma se lo sconquasso avviene con graziosa e ineluttabile puntualità, ecco che un sorriso - e dite poco di questi tempi - il grande Blake riesce ancora a strapparcelo. Tutto ciò non capita a caso: ma grazie all'araba fenice di tanti mestieranti, la sola che conta, l'arte, signori, della mise en scène..